venerdì, novembre 26, 2021

Tempio di Pashupatinath Yakeshvara a Bhaktapur



Il tempio di Pashupatinath si trova nella Durbar Square di Bhaktapur, direttamente a sud del tempio di Vatsala Durga e del Padiglione Chyasalin che gli fu costruito a posta davanti per proteggere il Palazzo Reale dalla potenza delle emanazioni del tempio.

Questo tempio è l'unico monumento superstite e intatto della zona risalente al XV secolo. Anche se a parte il suo portale meridionale, le sue facciate sono il risultato di un ampio rifacimento e ricostruzione effettuata tra il XVI e il XVIII secolo.

Sebbene comunemente venga chiamato tempio di Pashupatinath (dopo il santuario di Pashupatinath a Deopatan), è spesso identificato come il tempio di Yakeshvara, in riferimento al re Malla del XIV secolo che lo fece costruire.

Il monumento è di fatto un tradizionale tempio a pagoda a due piani in stile Newar che è privo di elementi decorativi come campane, bandiere o pitture, ma spicca invece per i pregevoli lavori di intaglio del legno, presenti sui quattro portali, sulle facciate, nei pannelli laterali e nelle architravi, ed è famoso per le innumerevoli scene erotiche. 


Tutti i ventiquattro montanti in legno del tempio hanno diverse immagini di Shiva e Shakti. Anche i portali hanno figure mitologiche, che ci raccontano storie mai narrate, i cui personaggi sono ritratti in  posizioni improbabili basate sul tradizionale testo erotico del Kamasutra.

Si possono osservare anche alcune tracce di colore nelle mensole al livello superiore. Anche le torane su ciascuno dei quattro ingressi sono state intagliate con una precisione e bellezza impressionante.

Come spesso accade, l'interno del tempio è vietato alla maggior parte dei visitatori, a parte i devoti.

La sua pianta interna è simmetrica e ha un santuario posto al centro che ospita un chaturmukha linga rivolto a nord, il principale oggetto di devozione. Tra l'edicola e le mura esterne vi è un ambulacro continuo che funge da spazio intermedio.

Secondo la leggenda, il tempio fu fondato da Yaksa Malla tra il 1428 e il 1482 quando gli fu ordinato in sogno di ricreare il tempio di Pashupatinath di Deopatan, a Bhaktapur. I due templi sono in qualche modo simili nell'aspetto, ma non nella misura in cui è ovvio che quest'ultimo edificio è una riproduzione diretta del primo. 

giovedì, novembre 25, 2021

Chyasalin non è un Mandap

Il Chyasalin è un piccolo padiglione di legno a due piani situato sul lato orientale della Durbar di Bhaktapur

E’ strano leggere che venga indicato come Mandap, e cioè tempio, quando in verità non lo è per niente, e si tratta invece solamente di un padiglione. 

Diciamo che è un grossolano errore che è stato riportato nelle guide turistiche di mezzo mondo. 


Per cui qui lo chiameremo solo Chyasalin.

Si dice invece che sia stato originariamente costruito nel XVII secolo sotto il regno dei Malla, precisamente da Re Bhupatindra, con lo scopo principale di proteggere con la sua mole il Palazzo Reale e il palazzo delle 55 finestre, dal tempio di Shiva, noto come tempio di Pashupatinath, che sta proprio lì di fronte.

Credenza locale è che il tempio di Shiva emani una forza molto potente, potenzialmente pericolosa. Quindi il Re fece costruire il padiglione con otto lati, da qui il suo nome Chyasalin, perché si pensava che i lati ottagonali avrebbero deviato meglio le emanazioni che uscivano dal tempio di Shiva,  che così non avrebbero colpito il palazzo reale. 

Il Chyasalin è stato da sempre utilizzato come luogo di ritrovo, una piattaforma dove assistere a spettacoli teatrali e vivere la socialità insieme. 

Durante il terremoto del 1934, il Chyasalin fu completamente distrutto. 

Alla fine degli anni '80 l'allora Cancelliere tedesco Helmut Khol in visita di Stato in Nepal decise di finanziarne il restauro. Gli architetti Götz Hagmüller e Niels Gutschow iniziarono quindi i lavori aiutati da vecchie fotografie e utilizzando i resti dell'edificio originale,dove possibile, ricostruendo fedelmente il padiglione e finendo i lavori nel 1990. Otto dei suoi dodici pilastri sono originali e sono stati rimessi insieme a molti altri oggetti che appartenevano all’edificio. Le parti mancanti  sono state realizzate come duplicati. 

Una cosa interessante è che l'edificio è stato ricostruito con telai metallici, tutt’ora visibili all’interno, per proteggerlo in caso di un altro terremoto. Ciò si è dimostrato utile poiché durante il terremoto del 2015 il padiglione non ha riportato danni, mentre altri templi sono stati letteralmente cancellati. La struttura metallica ha oscillato con il terremoto ma ha tenuto in posizione i montanti di legno e l’edificio non è crollato. Proprio accanto al padiglione il tempio di Vatsala Durga è collassato in un cumulo di macerie. Chyasalin può quindi essere usato come un ottimo esempio di cosa si può fare per preservare i templi del Nepal per le generazioni future. Il Nepal si trova su una faglia sismica, e bisognerebbe ricostruire i templi tenendone conto, cosa che purtroppo fino ad ora non è stata fatta. 

 

Una cosa interessante da ricordare è che questi lavori di restauro hanno portato ad  interdire al traffico l’area attorno all’edificio tanto che poi venne anche approvata una legge che ha reso pedonale la Durbar Square di Bhaktapur, cosa che poi è stata replicata anche nelle altre due Durbar, a Kathmandu e a Patan. Cosa meno bella da notare è che le autorità locali negli anni successivi hanno pian piano ridotto i controlli e applicato spesso in modo sempre più lasso queste restrizioni.

 

Il Chyasalin è una struttura bella in cui fare una sosta per godere della vita che scorre in Durbar Square. All'interno del padiglione c’è una scala che conduce al secondo piano da cui si hanno splendide viste della città. Purtroppo il portellone che porta in cima è quasi sempre chiuso. Dateci una occhiata quando lo visitate.

mercoledì, novembre 24, 2021

Bhaktapur Golden Gate, Palazzo delle 55 Finestre, Tempio di Taleju e Naag Pokhari

La Golden Gate è una delle parti più pregevoli del complesso del Palazzo Reale nella Durbar Square di Bhaktapur. 

La porta d'oro conosciuta anche come Sundhoka è stata costruita dal re Ranajit Malla nel 1753 d.C. ed è l'ingresso al cortile interno che porta al tempio di Taleju e alla Naag Pokhari.

Questo portale di ingresso è di immensa importanza archeologica, storica e religiosa, è tutto ricoperto da una doratura in rame ed è uno dei più belli che si trovano nel paese. All’ingresso troverete sempre una guardia ma vi farà passare precisando che non è permesso entrare nel Tempio di Taleju.

Su entrambi i lati del portale c'è un vaso che simboleggia la buona fortuna. Sopra la porta c'è un Toran con il potente Garuda alato con un naga, il serpente sacro, che scorre verso il basso

Sotto Garuda c'è una rappresentazione della dea Taleju a quattro teste che sfo
ggia dieci braccia. Questa è la divinità custode dei reali Malla, colei che li ha sempre protetti. Tutt’ora veneratissima dalla popolazione insieme a altre due importanti divinità rappresentate qui sul portale e sempre ricoperte con la tikka rossa: Bhairab e Kali. 


La Golden Gate da accesso al Tempio di Taleju e alla Naag Pokhari ed è subito accanto al famoso Palazzo delle 55 finestre, che però è chiuso da anni. 

Per entrare nel complesso oltre la Golden Gate non serve nessun biglietto ed è sufficiente avere il pass di ingresso a Bhaktapur.


Il Palazzo delle 55 Finestre, subì grossi danni nel terremoto del 1934, e nonostante siano stati pianificati restauri, non si è mai fatto granché per mancanza di fondi, fortunatamente nel 2015, nonostante alcuni ulteriori danni al suoo interno, la facciata è rimasta intatta e resta sempre una delle più belle opere architettoniche che testimoniano l’abilità dellintaglio del legno in epoca Malla.. Le uniche volte in cui è stato aperto, è stato solo in occasione di alcune rare cerimonie con la Kumari di Bhaktapur.


Varcata la soglia della Golden Gate e superata la prima corte si accede all’area del Tempio di Taleju.

Anche qui ci sono le guardie fuori dalla porta principale. Il tempio è rimasto praticamente intatto nonostante il terremoto del 2015

Il tempio, insieme al palazzo delle 55 finestre, fu completato intorno al 1754 durante il regno di Jaya Ranjit Malla, che fu l'ultimo dei re Malla di Bhaktapur Malla. Come scritto più sopra è vietato entrare nel tempio di Taleju per i non induisti, ed è viatato anche scattare fotografie all'interno. Le guardie però ti permetteranno di sbirciare dentro la porta di ingresso al tempio, ma nulla di più.

L’inizio della costruzione del tempio risale al 14° secolo e il Tempio di Taleju è la parte più antica del Palazzo Reale di Bhaktapur. Se non è ammesso entrare nel tempio è però permesso visitare il bagno reale, la splendida Naag Pokhari, a cui si accede attraverso un ingresso sul retro di Mul Chowk.


La Naag Pokhari,

 il bagno reale, fu costruita nel 1678 da Jitamitra Malla da una sorgente naturale, è un hiti e cioè un bacino d'acqua che viene riempito da una sorgente naturale attraverso un beccuccio, in questo caso dorato. Il bordo della vasca ha degli enormi serpenti scolpiti nella pietra, che la circondano, da qui il nome di Naag Pokhari, in onore di queste divinità che assumono la forma di serpenti d’acqua. Queste divinità sono state raffigurate proprio per proteggere il luogo. Si può dare una occhiata da vicino al beccuccio da cui sgorga l’acqua che è stato aggiunto nel 1688. Un tempo era completamente dorato, ma ora è un bel po’ sbiadito. Sopra sono visibili piccole repliche di statue originali di varie divinità che sono state purtroppo trafugate nel corso degli anni.

Anche qui non c’è nessun biglietto da pagare per la visita.

martedì, novembre 23, 2021

Kasthamandap

Kasthamandap il cui significato sanscrito è rifugio di legno era un tempio a pagoda di tre piani che stava in Maru Tole a Kathmandu, nei pressi della Durbar Square per capirci. 

Questo tempio purtroppo è andato distrutto durante il terremoto del 2015. E se le mie fonti non sono state troppo ottimiste, i suoi lavori di ricostruzione dovrebbero terminare tra qualche giorno. Finalmente!

Il tempio era una delle pagode più importanti del Nepal ed era noto per sua la statua di Gorakhnath e la leggenda a lui legata da cui deriva il nome della città di Kathmandu.

Si narra che Gorakhnath, un discepolo di Macchendranath, visitò il Nepal durante una processione e venne imprigionato da una divinità tantrica che gli impedì di lasciare Kathmandu. Quando Gokharnath seppe di essere stato imprigionato disse alla divinità di esprimere un desiderio e che se lo avesse soddisfatto avrebbe dovuto essere liberato. Il Dio gli chiese del materiale per costruire un tempio. L’anno successivo nel suo giardino crebbe una pianta gigante e con questa pianta venne costruito Kasthamandap, e lui fu liberato.

La pagoda è stata costruita nel XVI secolo dal Re Laxmi Narsingha Malla e si dice sia stata ricavata davvero dal legno di un unico albero.

La leggenda narra inoltre che il nome della città di Kathmandu derivi proprio dal nome di questo tempio

Una volta all’anno qui si è sempre tenuta una cerimonia in cui per tutto il giorno e tutta la notte la gente stava nel tempio a raccontarsi le storie leggendarie di questo luogo dilettandosi con lauti banchetti.

 

Il tempio era visitabile da tutti, ed era uno delle attrazioni turistiche più famose del Nepal. La sua ricostruzione è un evento di rinascita per tutto il paese

giovedì, novembre 18, 2021

Il significato dei colori in Nepal

I colori giocano un ruolo importante nel modo in cui percepiamo e interagiamo con il mondo. Sembra che ogni colore emetta segnali specifici che influenzano i nostri stati mentali, fisici e psicologici.

È stato ora dimostrato che i colori possono influenzare notevolmente gli stati d'animo, i sentimenti e le emozioni al punto da aumentare il metabolismo, aumentare la pressione sanguigna e persino causare un affaticamento degli occhi. Rosso, arancione e giallo sono conosciuti come colori caldi che evocano sentimenti di calore e conforto, ma anche di passione, rabbia e ostilità. D'altra parte, il blu, il viola e il verde sono colori freddi che portano calma e sentimenti di pacatezza e a volte malinconia

Nell'induismo e in Nepal i colori hanno un ruolo molto importante e hanno un significato profondo, trascendendo i valori puramente decorativi. Gli artisti indù usano i colori sulle divinità e sui loro vestiti per descrivere e significare le loro qualità. L'uso corretto dei colori crea “un ambiente” che dovrebbe mantenere la persona allegra. Alcuni dei colori principali utilizzati nelle cerimonie religiose sono il rosso, il giallo della colza, l’arancio della curcuma o dello zafferano, il verde delle foglie, il bianco della farina di frumento. 

ROSSO:

Il rosso indica sia sensualità che purezza. Nella religione indù, il rosso è di estrema importanza è il colore più frequentemente usato per occasioni di buon auspicio come matrimoni, nascita di un bambino, feste. Non di meno ricordate che la tika, la benedizione che viene messa sulla fronte durante le cerimonie e le occasioni importanti è rossa.

Per il matrimonio, le donne mettono della polvere rossa sulla riga dei capelli. Quando vedete delle donne che la portano sappiate che sono sposate. Le donne inoltre indossano anche un sari rosso durante il matrimonio stesso. La polvere rossa viene solitamente lanciata su statue di divinità e simboli fallici durante le preghiere. Sono anche i colori di Shakti (le abilità). Un vestito di colore rosso viene indossato su divinità che sono caritatevoli, coraggiose, protettive e che hanno la capacità di distruggere il male. Alla morte di una donna, il suo corpo viene avvolto in un telo rosso per la cremazione.

ZAFFERANO/ARANCIONE:

Il colore più sacro per gli indù è lo zafferano. Rappresenta il fuoco e dato che le impurità vengono bruciate dal fuoco, questo colore simboleggia la purezza. Rappresenta anche l'astinenza religiosa e l’ascetismo, quindi è un colore sacro. Sono i colori dei santi e degli asceti che hanno rinunciato al mondo. Indossare il colore arancio simboleggia la ricerca della luce. L’arancio è anche il colore preferito dalla casta dei guerrieri. In Nepal, durante il Sindoor Jatra, viene lanciata polvere arancione durante la cerimonio. Leggete qui

GIALLO:

Il giallo è il colore della conoscenza e dell'apprendimento. Simboleggia la felicità, la pace, la meditazione, la competenza e lo sviluppo mentale. E’ un colore della primavera e attiva la mente. L'abito di Vishnu è giallo e simboleggia la sua rappresentazione della conoscenza. Anche Krishna e Ganesh indossano abiti gialli. Si indossano abiti gialli e si mangia cibo giallo alle feste durante la primavera. Inoltre le ragazze single indossano il giallo e questo le contraddistingue e le rende visibili a enentuali spasimanti e il giallo serve inoltre a tenere lontani gli spiriti maligni.

VERDE:

Il verde è un colore festivo. Rappresenta la vita e la felicità. Simboleggiando pace e felicità, il verde stabilizza la mente; il colore è freddo e rappresenta anche la Natura

BLU:

Il Creatore ha dato il massimo del blu alla natura, cioè al cielo, agli oceani, ai fiumi e ai laghi. La divinità che ha le qualità di coraggio, virilità, determinazione, capacità di affrontare situazioni difficili, di mente stabile e profondità di carattere è rappresentata di colore blu. Rama e Krishna hanno trascorso la loro vita proteggendo l'umanità e distruggendo il male, quindi sono colorati di blu.

BIANCO:

Il bianco è una miscela di sette colori diversi, quindi ne simboleggia un po' la qualità di ciascuno. Rappresenta la purezza, la pulizia, la pace e la conoscenza. La dea della conoscenza, Saraswati è sempre mostrata mentre indossa un abito bianco, seduta su un loto bianco. Lsa casta dei bramini è associata al bianco e il bramino stesso si verste di bianco durante le cerimonie. I leader religiosi indù si coprono di cenere bianca per rappresentare la loro rinascita spirituale. Anche altre divinità di spicco avrebbero avuto un tocco di bianco sul loro vestito. Il bianco è anche il colore del lutto, infatti le vedove indù indossano un abito bianco durante il periodo del lutto.

 

mercoledì, novembre 17, 2021

Sama Chakewa festival

Qualche post fa vi avevo raccontato di un festival minore, il Chhath e delle arti del sud del paese. 

In questi giorni, a sud si tiene un'altra festa, il Sama Chakewa. 

Questo è un festival che si tiene sempre nella regione Mithila (Janakpur) per augurare longevità, salute e prosperità a fratelli e sorelle. E a marito e moglie.

Questo festival dura una decina di giorni in prossimità della luna piena nel mese di Kartik secondo il calendario nepalese. 

Secondo gli antichi riti sociali e familiari e le tradizioni della Mithilanchal, in questo festival viene inscenato un dramma popolare in cui narratrici e personaggi femminili portano in scena figure umane, animali e uccelli 

L'esperto di tradizioni culturali Ram Bharos Kapadi afferma che il festival Sama Chakewa, che è ancora vivo nella tradizione orale delle genti Mithila, è un patrimonio culturale unico da preservare. L'amore dei fratelli e delle sorelle gli uni per le altre è la base principale di questa festa, che celebra la dedizione, la devozione e la riverenza.

Ma come viene rappresentato Sama Chakewa? 

A partire dal secondo giorno di festa le donne del villaggio iniziano a produrre con l’argilla gli innumerevoli personaggi del dramma che insceneranno.

Sama sta a simboleggiare la parte femminile e Chakewa la parte maschile. 

Il Fratello e la sorella avranno forma di uccelli. 

E’ tutto un gioco fatto di personaggi di argilla ognuno dei quali prende vita tramite le donne che inscenano un dramma, dopo che si son messe in cerchio sedute nella piazza del villaggio. Le sorelle si divertiranno cantando canzoni inneggianti ai fratelli e sbeffeggiando il personaggio di Chugla che è il pettegolo pianta zizzanie, tanto che nel dramma, durante la notte di luna piena, verrà bruciato il simbolo dei suoi baffi, come per bruciare la malevolenza e le vanità.

 

Vi racconto un po’ di storia, ma sicuramente ce ne saranno mille altre versioni perché in Nepal è così, ogni cosa è raccontata in mille modi differenti, basta che ci sia una bella leggenda.

 

Sama Chakewa è praticato nella regione Mithila fin dall'antichità. 

La prima descrizione di questa usanza si trova nel Padma Purana. E’ una usanza fondata sull'amore fraterno e nelle scritture ha una lirica che descrive l'eroismo, la generosità e l'ammirazione del fratello, descrive il meraviglioso amore fraterno della sorella, condanna i pettegolezzi come simbolo di vanità e descrive i rapporti della sorella coi suoceri e l’amore per il marito.

Nello Skanda Purana si narra che Shyama (Sama) e Chakeva fossero marito e moglie. Il padre di Shyama era Krishna e suo marito invece era appunto Charuvakya (Chakeva). Charuvakya viveva di nascosto in un ashram. Shyama andava sempre a trovarlo. Successe che, il cortigiano Chugla andò da Krishna, il padre di Shyama e spettegolò: "Shyama è innamorata di un monaco!" Krishna si arrabbiò, imprecò e trasformò la figlia Shyama in un uccello. Quando il fratello Shambha lo scoprì, iniziò a farsi prendere dal panico. Cerco di convincere suo padre in ogni modo a ridarle la sorella, fece azioni coraggiose e fece penitenza. Fu così che nel giorno di luna piena di Kartik, ricevette un dono, sua sorella Shyama (Sama) era tornata in carne e ossa. 

Da allora si dice si celebri il festival in onore di questo grande amore fraterno.

Il Tempio di Bhairavnath

Il tempio di Bhairavanath è uno dei templi più sacri di Bhaktapur e si trova in Taumadhi Tole proprio accanto al Nyatapola, di forma rettangolare a tre piani, è dedicato al Dio Bhairava, incarnazione di Shiva. Nonostante i temibili poteri di Bhairab e nonostante il suo tempio sia così imponente, Bhairav è qui raffigurato come una testa decapitata alta solo 15 cm! E’ significativo ricordare che il tempio accanto, è dedicato a una delle personificazioni della corsorte della divinità. Vicini in amore e di fatto.

La prima volta che vidi il tempio era notte, e mi apparve scuro e misterioso illuminato da innumerevoli lumini accesi dai fedeli che vengono a ogni ora a pregarlo e a portare offerte per porle in un piccolo foro nella porta centrale del tempio, sotto una fila di musi di cinghiale scolpiti. Avvicinandomi mi accorsi subito che la facciata del tempio è sorvegliata da due leoni di ottone che reggono la bandiera nepa
lese, poi finalmente, a destra della porta vidi l'immagine terrificante di Bhairab dipinta e decorata con una macabra ghirlanda di budella di bufalo. Ricordo che qualcuno aveva messo lì accanto una vecchia radio stile anni 80, e dalle casse tuonava la tradizionale musica devozionale. Così al buio mi fece davvero un effetto strano. So che rimasi a guardare incantata per una buona mezz’ora a osservare i rituali dei devoti e l’antica e profonda fede che li portava qui. Una vista magica che non scorderò mai. Il giorno dopo mi accorsi che, guardando il tempio di fronte, sul suo lato sinistro stavano appoggiate le due enormi ruote del palanchino che viene usato durante il Bistek Jatra per le celebrazioni. Erano piene di bambini che ci giocavano facendo acrobazie improbabili. Bhaktapur. Un mondo d’altri tempi.

Ora vi racconto un po’ di storia del Tempio

Alcuni storici sostenono che il tempio fu inaugurato per la prima volta dal re Ananda Deva nel XIII secolo. Tuttavia quell'area era già conosciuta dai pellegrini shivaiti come Lalitmaheshwor, molto prima della costruzione del tempio. A suffragare questa ipotesi ci sono delle iscrizioni che sono state trovate nell'edificio. Inizialmente il tempio non era a triplo tetto, infatti durante il regno del re Vishwa Malla, il tempio fu restaurato, ed era soltanto a un piano. Poi il re Jagatjyoti Malla lo decorò con foglie d'oro. 

Fu il re Bhupatindra Malla che lo modificò in un tempio a triplo tetto intorno al 1718 d.C. e vi aggiunse i sette pinnacoli d'oro sulla sua sommità.

Per sfortuna, il devastante terremoto del 1934 lo fece crollare. Ma fu abilmente ricostruito secondo la  stessa struttura originale voluta da Bhupatindra Malla. Anche il rovinoso terremoto dell'aprile 2015 ha causato un po’ di danni al tempio ma è stata fatta manutenzione. La cosa che spiace è che è collassata quella piccola parte interna che porta al centro del tempio, il Betal, qualla parte a cui avevano accesso solo i sacerdoti.

Ovviamente anche questo tempio oltre alla cronologia storica, ha delle leggende che narrano origini più o meno fantasiose, e una di queste narra che il Dio Bhairava di Varanasi visitò Bhaktapur per vedere il festival di Bisket Jatra. 
Il Bisket jatra è uno dei più grandi festival che si tiene a Bhaktapur per commemorare l’inizio del nuovo annio secondo il calendario nepalese. 
Durante il festival, Bhairava venne riconosciuto da un sacerdote che lanciò un incantesimo su di lui. La divinità iniziò a sprofondare nella terra per tornare a Varanasi. Ma il sacerdote non lo lasciò andare. Prese in mano la sua testa e la decapitò con la spada. Si ritiene tuttora che la testa sia ancora custodita in una scatola dentro questo tempio, che fu fatto erigere in suo onore.

martedì, novembre 16, 2021

Paubha e Tangka nepalesi

Chi di voi che è stato in Himalaya è sicuramente capitato in qualche bottega artigianale dove dipingono pitture sacre, solitamente note come Tangka. I più famosi raffiigurano la “ruota della vita” protetta da Yama o la vita del Buddha, o il famosissimo Kalachakra, il mandala più noto, la mappa di ciascuno di noi verso la propria illuminazione.

A Bouddhanath, nella piazza del grande stupa, vi sono parecchie botteghe e alcune vere e proprie scuole di pittura. Anche a Bhaktapur, la famosa città degli dei divisa in quartieri per arti e mestieri come secoli fa, vi sono molte scuole di questa arte antica. Sono certa però che molti di voi, anche se conoscono i Tangka, poco sanno invece dei Paubha, i loro alter ego nepalesi.

"Paubha non è una forma di arte pittorica largamente praticata ma viene tramandata tradizionalmente di generazione in generazione” così racconta Lok Chitrakar, un veterano artista pittore di Paubha al Kantipur, uno dei maggiori “media” nepalesi, “al contrario di quanto è consentito nei canoni della pittura moderna, dove all’artista è permesso dare libero sfogo alla sua immaginazione, nel Paubha ci sono delle regole e dei rituali ben precisi da rispettare”. E questo è il “core” dell’arte dei Paubha.


Anche se a un occhio profano può erroneamente sembrare una forma originale di Tangka tibetano, il Paubha è invece un’esclusiva e particolare rappresentazione della cultura Newari della Valle di Kathmandu. L’esempio più antico di questa arte, un’immagine di Ratna Sambhav del 13° secolo, è conservata in un museo di Los Angeles.

Il Paubha originale è fatto su una tela di cotone tesa in una cornice di legno. Un misto di argilla bianca (sapeta) e collante naturale (saresh) viene distribuito uniformemente sulla tela e viene lasciato seccare all’ombra. Parte del tessuto viene poi leggermente inumidito per far sì che la sapeta e il saresh vengano bene distribuite e fissate. Il tessuto viene poi sfregato con l’ausilio di una pietra liscia per far sì che la mistura venga del tutto assorbita dal tessuto e finché questo non sarà del tutto liscio e uniforme. E’ così che il dipinto su tela può finalmente prendere forma.


Originariamente i Paubha venivano dipinti a scopo religioso e utilizzati durante le cerimonie Newari. Ora i pittori li dipingono per puro spirito artistico e estetico. Li dipingono perché piacciono e conservano il ricordo delle antiche tradizioni. I Paubha hanno dei disegni particolari ricorrenti che simboleggiano sentimenti spirituali e religiosi che si riflettono anche nelle pose plastiche delle figure rappresentate. Tutto ha una regola precisa e un suo significato che va rispettato nei dettagli. Deepak Lumar Joshi racconta che ad esempio gli occhi del Buddha sono sempre disegnati aperti a metà perché così facendo stanno a simboleggiare che il Buddha guarda sia dentro di se sia fuori, il suo sguardo è su tutto ed è ovunque. Le linee sono molto vive e visibili mentre invece le ombreggiature non sono consentite se non in modo molto lieve. Certo anche l’arte dei Paubha si è evoluta e i moderni dipinti non sono più strettamente ed esattamente fedeli a quella che è l’iconografia delle scritture.


Purtroppo la maggior parte degli antichi Paubha originali sono stati rubati o sono andati perduti, possiamo trovare qualche superbo esempio a Bhaktapur, al Chaauni Museum e al Golden Temple di Patan. Vecchi Paubha sono anche conservati alla Kumari Ghar in Hanuman Dhoka e a Bal Bhairav di Kirtipur.

La storia dei Paubha è antica quanto quella della Valle di Kathmandu. Vengono descritti per la prima volta dal viaggiatore cinese Fa-Hien nel 5° secolo. Questi dipinti si suppone siano stati portati in Tibet nel 7° secolo dopo che la principessa nepalese Bhrikuti si sposò con il Re del Tibet Songtsän Gampo. Alcuni storici affermano che sia stata la principessa stessa a portarli con se insieme ad altri manufatti tipici della sua terra, come dote o come dono quando andò in Tibet per sposarsi. Influenze pittoriche date dai Paubha sono tutt’ora visibili in Tibet nelle pitture murarie dei monasteri di Gyantze, Shalu e Sakya. C’è addirittura una leggenda che dice che, il famoso artigiano nepalese del 13° secolo Araniko, fosse anche lui un pittore di Paubha e fosse stato portato in Cina. Un famoso Paubha che si dice sia stato dipinto proprio da Araniko è ora conservato al Museo di Cleveland. A supportare queste ipotesi ci sono anche alcuni passi del libro Sacred Vision di Steven M. Kossac.


Nella storia i Paubha sono stati comunque influenzati da altre culture. Durante l’epoca Malla, tutta la cultura della Valle di Kathmandu subì notevole influenza dei Moghul indiani, da qui nei Paubha apparvero le prime nuvole sulle montagne e i primi uccelli. Le divinità inoltre iniziarono ad essere disegnate anche di lato. Un esempio di queste influenze si vedono nelle pitture che raffigurano la vita di Krishna al Museo di Patan.

Verso la fine dell’Era Malla, con l’avvento dei Re Shah, i Paubha hanno rischiato di sparire, ma nonostante questo sono comunque giunti miracolosamente fino ai giorni nostri subendo poche evoluzioni.

L’arte dei Paubha rappresenta potenzialmente l’arte nepalese all’interno della comunità artistica internazionale. Questa tecnica di pittura e i pregiati esempi che sono tutt’ora conservati si possono definire patrimonio e bene nazionale.

Per chi è più curioso suggerisco l'intervista a Lok Chitrakar qui su youtube

lunedì, novembre 15, 2021

Budanilkantha e il Vishnu dormiente sul mare cosmico

La statua del Vishnu di Budanilkantha, località a circa 10 km da KTM ai margini della foresta Shivapuri, è la più grande, bella e enigmatica del paese. E’ stata scolpita da un unico blocco di basalto, è lunga 5 metri ed è adagiata supina in una vasca piena d’acqua che rappresenta il mare cosmico ed è lunga 13 metri. Il Vishnu dormiente è adagiato come su una culla sulle spire di Shesha, il serpente Re dei Naga, fedele servo di Vishnu. Le 4 mani di Vishnu tengono i simboli delle sue caratteristiche divine: il chakra (che rappresenta la mente), la conchiglia (che rappresenta i 4 elementi), il fior di loto (l’ombelico dell’universo)e la mazza (che simboleggia la conoscenza primordiale)
Budanilkantha letteralmente vuol dire “vecchia gola blu”. Il nome non ha nulla a che vedere col Buddha (Bhuda, o Buri, vuol dire vecchio), ma nonostante questo è venerato dai Buddhisti Newari, ma la cosa interessante è come questo nome, che è un chiaro riferimento a Shiva, sia invece legato qui a Vishnu. Il Mito della gola blu di Shiva è noto in Nepal e racconta come gli dei avessero agitato il mare dell’esistenza e inavvertitamente avessero fatto sì che venisse rilasciato al suo interno un veleno con la minaccia della distruzione del mondo. Questi dei pregarono Shiva di venir salvati per quello che avevano commesso e lui fu obbligato a bere il veleno per levarlo dalla terra. La sua gola bruciò e lui volò via sulle montagne a nord di Kathmandu. In preda al dolore, fulminò parte della montagna col suo tridente, creando così il lago Gosainkhunda (che sta sul circuito del Lantang Himal), e così placò la sua sete. L’unico segno che gli rimase fu la gola blu.
L’acqua della vasca in cui giace il Vishnu dormiente di Budanilkantha si crede venga dal lago Gosainkhunda e si dice che una immagine di Shiva sdraiato appaia sul fondo del lago ogni agosto durante il festival dedicato al Dio. Una leggenda locale vuole che la parte dietro della statua di Budanilkhanta abbia l’aspetto di Shiva. Ma non si può vedere.
Due leggende narrano l’origine della statua di Vishnu. Una dice che fosse stata scolpita a Kathmandu e portata qui dai fedeli durante il regno Lichhavi nel VIII secolo. L’altra dice che due contadini colpirono inavvertitamente la statua della divinità mentre stavano lavorando la terra, e essa inizio a sanguinare. La portarono quindi dove è ora protetta da Shesha. In ogni caso sembra sia stata fatta fare dal re Mana Deva.
Ai tempi dei Lichhavi l’induismo era di tipo Vaishnavista, quindi Vishnu era molto venerato. Nel XII secolo, ai tempi dei Malla invece la venerazione di Shiva prese il sopravvento. Solo nel XIV secolo tornò in auge Vishnu, quando il Re Malla Jayasthitihi proclamò di essere l’incarnazione in terra del Dio. Da lì in poi tutti i Re del Nepal per discendenza furono incarnazione del Dio. Le stesse visioni avute dal Re Pratap Malla nel XVI secolo incrementarono ancor più questa credenza: se il Re avesse visitato il tempio sarebbe morto immediatamente. E fino ad ora, da allora nessun Re visitò più il tempio. A Boudanilkhanta ogni anno si tiene un festival (Haribondhini Ekadashi) durante il mese di Kartik (ottobre novembre) in cui si celebra il risveglio di Vishnu dai 4 mesi di sonno durante il monsone.
Comunque ogni mattina vi è una Puja presso il tempio, Puja in cui i monaci lavano e purificano la statua con latte e fiori. Altra leggenda vuole che queste puje siano fatte per ninnare la divinità in modo che resti dormiente e non si svegli irato contro l’umanità.
Nel nostro autunno, nei giorni in cui vi è la luna piena alla fine del mese di Kartik, secondo il calendario lunare Bikram Sambhat, i nepalesi festeggiano  Haribhodini Ekadashi, il risveglio del Dio Visshnu, e nella mattina di questo giorno viene celebrata una Puja speciale in onore di Vishnu. 
Queste celebrazioni vengono eseguite anche nel quattro principali templi dedicati alla divinità, nella Valle di Kathmandu, a Changu Narayan, vicino a Bhaktapur, a  Sesh Narayan nei pressi di Dakshinkali, a Ichhangu Narayan a Nagarjun e a Godavari al Bishankhu Narayan.

venerdì, novembre 12, 2021

tempio di Dattatraya

Dattatraya è uno dei templi più antichi della città di Bhaktapur e si trova in Tachupal Tole.

La sua costruzione è iniziata ai tempi del Re Yaksha Malla e di suo figlio Raja Malla nel 1427. E’ stato l’ultimo Re di Bhaktapur ad avere il controllo su tutta la Valle di Kathmandu che poi divise tra i suoi tre figli. 

Secondo una leggenda locale, un grande Yogi indiano morì qui, e in questo luogo venne costruito il tempio in sua memoria. La leggenda narra inoltre che il tempio sia stato costruito utilizzando il legno di un solo grande albero

Il Tempio ha tre livelli ed è dedicato a Dattatraya, l’incarnazione della trinità induista di Brahma, Vishnu e Shiva tutti assieme, anche se il grosso pilastro che c’è al tempio con in cima Garuda e l’arma che tradizionalmente ha Vishnu, fa pensare che tra le tre, l’influenza maggiore sia quella di Vishnu

I tre piani in legno del tempio sono finemente intagliati e alla base sono visibili preziose raffigurazioni erotiche. All’ingresso del tempio due guerrieri Malla, molto simili a quelli posti alla base del Nyatapola, sono posti a guardia.

lunedì, novembre 08, 2021

L' arte Mithila

Janakpur, città d’arte nel Sud del Nepal al confine con l’India, nella grande pianura gangetica, è notoriamente il luogo di nascita di Sita e culla della civiltà Mithila. Questa città sta assistendo a una rinascita del suo patrimonio, della sua cultura e dell'arte tradizionale.

L'origine dell'arte di Mithila è radicata nella leggenda del re Janak che ordinava ai suoi sudditi di dipingere i muri delle case per accogliere il Dio Ram quando venne a chiedere la mano di sua figlia Sita. I dipinti di Mithila vennero successivamente eseguiti per tradizione in occasione dei matrimoni, feste e banchetti usando farina, argilla e sterco di vacca. Gli artisti erano per lo più le donne della famiglia, che avevano la responsabilità di dipingere le decorazioni nelle loro case. Con l'evoluzione dell'arte, i dipinti sono diventati più di un modo per abbellire le case e hanno fornito alle donne uno sbocco creativo per raccontare le storie delle loro vite, e tutto ciò ha dato inizio alla produzione artigianale di manufatti tipici dell’arte Mithila.

Questa secolare forma d'arte infatti è ora diventata commerciale, consentendo alle artiste di affinare le abilità tramandate da una generazione di madri alla generazione successiva delle loro figlie. Questo ora dà loro indipendenza finanziaria, riconoscimento e rispetto in Nepal e, sempre più, in tutto il mondo.

La popolarità dell'arte e dell'artigianato Mithila si è diffusa in tutto il mondo dopo gli anni '80 grazie al professor Rajendra Bimal e all'artista americana Claire Burkert, che hanno meticolosamente documentato tutti i murales Mithila esistenti a Janakpur. Insieme, hanno fondato il Centro per lo sviluppo delle donne qui nel 1992 e hanno formato le donne nell'arte Mithila per la prima volta in Nepal, assicurandosi che le artiste fossero finanziariamente indipendenti attraverso la loro arte e che le tecniche fossero preservate.

Di conseguenza, le donne che hanno ricevuto una formazione e hanno lavorato nel Centro hanno svolto un ruolo nel rendere famosa l'arte di Mithila non solo in Nepal ma in tutto il mondo.

Anche il museo Mithila nel tempio Janaki ha svolto un ruolo importante nella documentazione e nella conservazione dell'arte Mithila. Il museo, fondato sotto la guida di Mahant Ramat Peshwar Das, ospita dipinti, sculture, murales, oggetti decorativi di arte Mithila che mostrano la ricca storia di questa forma d'arte.

L'arte di Mithila è il patrimonio culturale dell'intera regione di Mithila, che era un unico regno prima di essere divisa dopo il Trattato di Sugauli del 1816. E mentre l'India coloniale ha ottenuto una fetta più grande dello stato, il Nepal ha mantenuto il 25% del territorio, inclusa la capitale di Mithila a Janakpur, dove ha avuto origine la forma d'arte.

Quando lo stato di Mithila fu diviso, la forma d'arte iniziò a essere chiamata arte Madhubani in India. Ma l'arte di Mithila e Madhubani sono la stessa cosa.

Sfortunatamente questa forma d'arte non si è sviluppata, né è stata promossa in Nepal nella misura in cui lo è stata in India, ma resta comunque conosciuta e sfido qualsiasi turista che sia passato da Thamel  a Kathmandu a non essere stato attratto dalle botteghe che vendono questi manufatti tipici. 

Io stessa la prima volta che andai in Nepal ne rimasi rapita e col tempo mi affezionai a una piccola bottega in Thamel, la Mithila Women Handicraft che tutt’ora esiste e si dedica a favorire la rinascita delle abilità artigianali tradizionali Mithila e ad applicare tecniche moderne al fine di generare reddito per le donne, che praticano questa arte secondo tradizione da secoli. Ogni volta che vado a Kathmandu ci faccio una capatina per comperare qualche regalino, dato che qui ci sono scaffali pieni di vassoi, specchi, scatole, sottobicchieri, tutti in cartapesta e dipinti a mano e veri e propri quadri.
Se passate di qui fateci un salto anche voi.

 

Il festival di Chhath


Nella regione del Terai detta Mithila è iniziato con fervore il festival di Chhath che sta richiamando una gran moltitudine di persone. In questo festival i locali venerano il "Dio Sole" ed è visto come la forma più gloriosa di adorazione del sole.

Il festival dedicato al Dio Sole, viene celebrato con offerte fatte al sole che sorge e che tramonta. Si osserva per quattro giorni, e i giorni più importanti sono appunto da Kartik Shukala Chaturthi a Kartik Shukla Saptami secondo il calendario lunare. Di solito cade tra ottobre e novembre nel calendario gregoriano. Il Sole, considerato il Dio dell'energia e della forza vitale, è adorato durante il festival di Chhath per promuovere il benessere, la prosperità e miglioramenti futuri. Il rituale del festival di Chhath include il bagno sacro, detto anche abluzione, digiunando e adorando il Sole per lungo tempo, offrendo prasad e argha (cagliata) al "Sole che sorge e tramonta", nel celebrare la sua gloria mentre il ciclo della nascita inizia con la morte.

Chhath è un festival di bagni e adorazioni che segue un periodo di astinenza e segregazione del fedele dalla famiglia principale per quattro giorni. Durante questo periodo, l'adoratore si mantiene puro e dorme sul pavimento su un'unica coperta. 

La tradizione vuole che si pratichi "Araba Arabain" seguendo il "Nahay Khay"e cioè la domenica si rinunci a cibi impuri come riso bollito, miglio e carne. In verità il diguino inizia il giorno di Kartik Sukla, il terzo giorno, dopo aver consumato un pasto regolare. Ovviamente vengono cantate cenzoni dedicate al Dio Sole e Chhathi Devi. 


Con l'avvento del Chhath, nella regione Mithila i piccoli laghi e i fiumi di importanza religiosa vengono decorati in modo simile alle decorazioni usate per i matrimoni. Sebbene vi sia una credenza tradizionale che i devoti, indipendentemente dal sesso, possano osservare il digiuno nel Chhath, questo viene per lo più praticato dalle donne. 

Nel quarto giorno che segna il culmione delle celebrazioni Chhath, i devoti fanno le sacre abluzioni e mangiano solo cibi puri seguendo il digiuno rigorosamente. 

Il festival Chhath è un simbolo culturale comune della regione Tarai/Madhes. Ma è possibile seguire delle celebrazioni anche nella Valle di Kathmandu, a Ranipokhari, Gaurighat, Kupondole.

Se volete sapere di più sulle tradizioni Mithila potete leggere questo mio articolo sull'ARTE della regione