lunedì, settembre 18, 2023

Teej Festival


E' arrivato Haritalika Teej, la più importante festa femminile del mondo induista, e le città iniziano progressivamente e pian piano a riempirsi di colori.

Gli uomini che fino a qualche tempo fa prendevano in giro le donne che mangiavano il “Dar”, hanno incominciato a partecipare anche loro ai festeggiamenti e Teej è diventata una festa di famiglia, un’occasione per stare insieme e festeggiare la donna.
Secondo la tradizione nei tre giorni di festival le donne sposate indossano meravigliosi saree rossi, i chhadke tilari (gioielli tradizionali), i braccialetti di vetro colorati e festeggiano mangiando Dar.
Le neo spose si attengono al rituale e per la festa non bevono neanche una goccia d’acqua seguendo la leggenda che dice che bere acqua durante teej equivale a bere il sangue del proprio sposo.
Oramai però, non sono più solo le donne sposate che tengono viva questa tradizione. Ragazze di tutte le età e condizione hanno iniziato a celebrare questa “festa della donna”, anche se resta tradizionalmente legata al matrimonio, e stanno man mano modificando il significato stesso di teej che va ad essere sempre più simbolo della donna in se, finalmente indipendente.
Oggi tutta la valle di Kathmandu è in festa. Le donne visitano i templi di Shiva nel paese e vanno a benedirsi a Pashupathinath e a Kumbheshwar a Patan.
I tre giorni di festival in cui le donne sposate pregano per la prosperità del proprio matrimonio e per la salute e longevità del proprio maito e le donne single pregano per avere uno sposo o un futuro felice sono chiamati ‘Dar Khane Din’ il primo giorno, ‘fasting day’ il secondo e ‘Rishi Panchami’ il terzo giorno in cui c'è la Teej Puja.
Tutto il festival è dedicato a Parvati la moglie di Shiva affinché sia di buon auspiscio per la famiglia, i figli e purifichi le anime e i corpi di tutti i fedeli.

giovedì, agosto 31, 2023

Gai Jatra Festival

"Saparu" più comunemente detto "Gai Jatra" è noto come "Cow Festival", la festa delle vacche, viene celebrata di solito nel mese di Bhadra (Agosto-Settembre) a seconda delle fasi lunari nel calendario Nepalese, ed è uno dei festival più belli e importanti che si tengono a Bhaktapur, cittadina medioevale culla della cultura nella Valle di Kathmandu.
Le famiglie che durante l'anno hanno perso i parenti o i propri cari vanno in processione nelle strade delle città, travestiti con maschere grottesche o con le loro vacche decorate e addobbate in memoria dei loro defunti. I bimbi si travestono da vacche.  Ma perché le vacche? La vacca notoriamente traghetta le anime in paradiso.
Vengono organizzati svariati spettacoli comici in tutto il paese, spesso di satira politica, ma anche epica.
Si crede che sia stato il re Pratap Malla a inventarsi il festival durante il il suo regno per aiutare la la moglie a superare il lutto per il proprio figlio morto prematuramente. Da allora la tradizione continua tutti gli anni in tutto il paese.
E' interessante per i viaggiatori osservare queste singolari parate e coglierne il significato, capire come una nazione intera impara a sdrammatizzare la morte e a conviverci.
Questo è uno dei festival più famosi del Nepal e ha origini antichissime nei tempi in cui la gente ancora temeva e venerava Yamaraj,"il Dio della morte". La popolazione Newa lo chiama Sa Paru dove Sa sta per vacca. Comunque l’utilizzo del nome Gai Jatra sta ad indicare che questo festival ha preso piede nel medioevo al tempo del regno dei Malla. Da allora l’appellativo Gai Jatra è diventato simbolo di un bel mix tra antico, medievale e tradizione.
Secondo la tradizione che si perde nella notte dei tempi, qualsiasi famiglia che ha perso un parente durante l’anno appena trascorso può partecipare a una processione lungo le strade di Kathmandu con una vacca al guinzaglio. Detta così a noi può sembrare un po’ strano ma teniamo presente quanto sia sacro questo animale per la cultura indù. Chi non riesce ad avere una vacca può sostituirla con un giovane che sia però travestito vacca. La vacca è appunto l’animale domestico più venerato nel mondo induista e si crede che questo animale aiuti i parenti defunti ad arrivare in paradiso. Le famiglie portano inoltre in processione un palanchino costruito con canne di bamboo, opportunamente decorato e vestito con oggetti e abiti appartenuti al defunto, la cui foto viene porta sulla sua sommità. Questi palanchini detti Taha-Macha rappresentano di fatto la persona che non c’è più. La processione è seguita da tipiche danze, dette Ghintang Ghisi accompagnate da musicanti e suonatori locali.
Storicamente si narra che quando il re Pratap Malla perse suo figlio, sua moglie, la regina rimase scioccata. Il Re era disperato nel vedere in che condizioni si era ridotta la sua regina e nonostante tutti i suoi sforzi non fu in grado di alleviare il dolore della moglie. Il suo più grande desiderio divenne allora quello di rivedere splendere il sorriso sulle labbra della sua amata. Fu allora che il Re annunciò che chiunque sarebbe riuscito a farla sorridere avrebbe avuto una lauta ricompensa.
Durante il festival di Gai Jatra, la processione delle vacche si tenne davanti alla regina affranta dal dolore. I partecipanti iniziarono a ridicolizzare e a prendere in giro i personaggi più importanti e più in vista della società. Alla fine quando ogni ingiustizia sociale e ogni loro malefatta fu resa nota, messa in piazza e ridicolizzata senza alcuna pietà, la regina non poté fare a meno che sorriderne. Fu così che il Re Pratap Malla ne fece una festa nazionale.
La sera, quando la processione è finita tutti i partecipanti indossano maschere e si travestono per quanto loro possibile, giocano, cantano, si prendono in giro e si divertono fino a tarda notte. Il tutto è anche un modo appunto per prendersi un po’ gioco anche della morte, per accettare le cose così come vengono e divertirsi. Infondo l’induismo insegna che qualsiasi cosa faccia l’uomo durante la sua vita,
è comunque fatta in funzione di una futura vita, dopo la morte.

lunedì, aprile 10, 2023

Bisket Jatra Festival arriva con capodanno

Il 10 Aprile è iniziato il festival di Bisket Jatra nella città di Bhaktapur 

Questo festival risale al tempo dei Lichchhavi e viene celebrato soprattutto a Bhaktapur per la durata di circa 9 giorni e storicamente si svolge nel periodo che segna la fine e l’inizio del nuovo anno Nepalese. Il Festival celebra anche Basanta, l'arrivo della primavera. Come tutte le feste e come tutti i luoghi in Nepal è legato alla storia e a delle leggende che stanno a simboleggiare sempre la vittoria del bene sul male e la prosperità per il luogo dove è celebrata. 

E' uno dei più grandi rituali che si tengono a Bhaktapur, e vienne chiamato anche Chyacha Gunhuya Jatra, che vuol dire festa di otto notti e nove giorni.

Il primo giorno del jatra, cioè cinque giorni prima dell'inizio del nuovo anno nepalese è chiamato Ratha-yatra.

I rath sono la simbolizzazione nepalese dei carri. E i carri coronati dal signore Bhairab del tempio di Bhairavanath, patrono di Bhaktapur e dalla dea Bhadra kali, sua compagna, vengono trascinati a forza per le strade della città segnando l'inizio del jatra.

L'inizio del festival è conosciuto anche con il nome di Kohanbijyayegu o Dyo Kohan Vijakegu nella lingua newari, che significa discendente o venire giù, questo perché si crede che le divinità scendano sulla terra lasciando il loro troni celesti. Le effigie di Bhairab e Bhadrakali vengono poste sui rispettivi carri. La festa inizia quando un uomo che impugna la spada reale, simbolo del re, si siede sul carro di Bhairab o detto anche Bhairava. Poi il carro, con un tiro alla fune guidato dai fedeli, viene conteso in una direzione o in quella opposta dalle due fazioni della città. Il tiro alla fune determina in quale metà della città andrà per prima il carro. Si ritiene che la presenza del carro rappresenti un Darsana, una manifestazione o “mostrarsi” della divinità Bhairab a quella metà della città. Per cui gli uomini della metà inferiore della città cercano di tirare il carro fuori dalla piazza di Taumadhi dentro e lungo la via Bazaar a sud e poi a ovest fino al Tekhaco twa. Le persone della città alta invece cercano di tirarlo fuori dalla piazza lungo la via Bazaar a nord e ad est nella loro metà della città fino a piazza Dattatreya. Questa lotta del tiro alla fune è la parte più pericolosa dell' evento che ha reso questa festa una delle feste più pericolose al mondo.

I cittadini di Bhaktapur credono che la metà della città che si conquisterà i carri avrà prosperità e fortuna.

Il Giorni seguenti, 11 e 12 Aprile, sono detti Sunyadin e Skyakotyako, sono giorni di preghiere e sacrifici. Nel secondo giorno si fa una puja, nel terzo giorno invece c'è un sacrificio. Il giorno è detto Syakotyako, il che significa che si possono sacrificare degli animali, e dove la tradizione vorrebbe che un grosso bufalo venisse sacrificato nella casa del Dio Bhairab di Lakaulachhen tole.
La processione continua con le effigi delle divinità induiste che si crede scendano in città dai loro troni celesti. 

il 4° giorno, il 13 Aprile, è dedicato alla Puja di Gokarnath Taladamfo (Pottery Square), tra l'altro questo giorno è l’ultimo giorno dell’anno Nepalese secondo il calendario Vikram Sambat. La mattina presto viene eretto un palo alto 25 metri detto lingo, il Lyo Sin Dyo, su una base di pietra a Pottery Square e la sera ne viene eretto un altro a Khalna tole conosciuta tra i locali come Yosinkhel, che ha l’effige di Indra, divinità vedica, il guerriero che ha ucciso il serpente Vrtra, il costrittore. Oggi inizia anche il Jatra per la dea Dumaju

Il 5° giorno, il 14 Aprile è il Navavarsha, il primo giorno dell’anno nepalese. Con la cerimonia del Lingo Jatra viene tirato giù il Lyo Sin Dyo il palo di Yosinkhel, che era stato eretto il giorno precedente e che sta a simboleggiare la caduta del male di fronte al bene. 

La deposizione del palo sacro è nota anche come Satruhanta jatra, che significa la festa dell'uccisione del nemico. È opinione comune che chiunque assista alla caduta del palo assisterà anche alla "caduta" simbolica dei suoi nemici.

Dopo la caduta del Lingo si formerà una fila di devoti in attesa del loro turno per pregare a Lashin Khel, dove l'ipnotizzante musica delle comunità Newari catturerà l'energia positiva dentro di te. Lo stesso giorno vengono tirati giù anche i carri di Bhairab, Bhadra kali e Dumaju.

Questa rappresentazione ricorda la leggenda di epoca Malla che narra che il re era costretto a trovare continuamente un nuovo marito per la figlia principessa, in quanto ogni volta, dopo la prima notte di matrimonio, la sposa lo trovava morto. 

Accadde che il figlio di una anziana donna fosse stato scelto come sposo e la madre, preoccupata per le sorti del figlio chiese consiglio a una anziana signora, che suggerì al figlio di non addormentarsi durante la notte. Fu così che lo sposo restò sveglio e nella notte vide uscire dei fili rossi dalle narici della principessa, che si tramutarono in pericolosi serpenti costrittori. Prima che questi diventassero grandi, lui li uccise tagliandoli a metà, spezzando il corso di questi funesti eventi, portando finalmente gioia e prosperità alla città dando finalmente inizio a una stirpe di vincitori. Questo evento è simboleggiato dall’abbattimento del palo di 25 metri addobbato con dei nastri rossi che simboleggiano i serpenti. Si seppe poi che l’anziana donna consigliera, altri non fosse che Badrakhali, la consorte di Bhairab.
Fu così che da allora si iniziò a celebrare il Bisket Jatra, che prende il nome da una translitterazione di bisya jatra, dove "bi" si riferisce a un serpente gigante e "sya" significa uccidere.

I re Malla poi hanno accresciuto l'importanza del Bisket jatra aggiungendo dei carri in onore di Bhairab e Badra Kali e altri eventi che celebrano Mahalaxmi e Mahakali nel 6° giorno del jatra, in cui c’è poi un incontro/scontro tra i carri di Bhairab e Bhadrakali vicino a Taumadhi Tole, che sta a simboleggiare l’unione tra il maschile e il femminile che genererà fertilità per il nuovo anno.

Inoltre nel 6° giorno, il 15 aprile a Thimi, un villaggio a 10 minuti da Bhaktapur,  si celebrano altre due feste che fanno sempre parte del Bisket Jatra, il Balkumari Jatra/Sindoor Jatra e il Bode Jatra. Anch’esse due processioni. Mentre a Bhaktapur verranno portati in festa i carri di Mahalaxmi e Mahakali

Il 7° giorno, il 16 aprile,  del festival si celebrano il Brahmayani e il Maheshwari jatra. Insieme a questo, Bhaktapur adora tutte le divinità locali e ne decora i templi.

Successivamente nell'8° giorno, Dyo Sogan Biyegu, il 17 Aprile vengono mostrati pubblicamente i dipinti e le effigi delle divinità. Anche la gente del posto le espone fuori dalle loro case.

L'ultimo 9° giorno è l'ultimo giorno di festa, il 18 Aprile, tutte le divinità vengono ricollocate al loro posto nei loro templi, inclusi Bhairab e Bhadrakali. Mentre il Lyo Sin Dyo eretto a pottery square viene deposto per stabilire la fine della jatra.

All photos: AMIT MACHAMASI

venerdì, marzo 31, 2023

festival di Seto Machhendranath

Oggi è il terzo giorno di Seto Machhendranath noto anche come Janabaha Dyo, un festival che dura 3 o 4 giorni a seconda del calendario e che si tiene nella capitale per celebrare la divinità bianca (Seto) di Machhendranath.

10 giorni prima dell’inizio della festa il comitato dei guthi (per semplificare una sorta di comitato dei dignitari) inizia la costruzione del carro su cui verrà portata la divinità in processione, i 9 membri del guthi, prima della costruzione del carro, riceveranno tutti la benedizione di Jana Baha Dya (Seto Machindranath) che si prenderà cura di loro e della loro famiglia.

Ci sono numerosi miti sul motivo per cui viene celebrata la festa. Per molti, la celebrazione segna semplicemente la fine dell'inverno e l'inizio della primavera e delle stagioni piovose. Ma la gente del posto a Jana Bahal, il tempio dove è custodito l'idolo di Seto Machindranath, ha le sue leggende. La più popolare ha a che fare con Yamaraj, il dio della morte e la sua visita a Swyambhunath (di questo vi ho raccontato anche qui quando vi ho narrato del bagno sacro della divinità che si tiene a gennaio)

Secondo questa storia, il Dio Seto Machhindranath apparve in uno stagno vicino all'attuale Ranipokhari, durante il regno di Yaksha Malla. 

E la leggenda narra più o meno questa storia: 

Avendo sentito molto parlare di Swayambhunath e dei suoi poteri mistici, Yamaraj, il Dio della morte, venne a visitare il luogo sacro per poter andare anche lui in paradiso un giorno. Mentre tornava indietro, il re, con l'aiuto del suo sacerdote tantrico, catturò il Dio della morte e chiese che lo rendesse immortale in cambio della sua libertà. Yamraj stesso, un dio mortale, disse al re che non poteva dare a nessuno quel potere. Il re non lo lasciò andare. Yamraj convocò quindi Arya Awalokiteshwara, un Bodhisattva manifestazione del Buddha, per liberarlo dal re.

Il Dio, di colore bianco, emerse dall'acqua dello stagno vicino a Ranipokhari e disse al re che né Yamaraj né lui potevano concedergli l'immortalità. Il Dio gli disse anche di costruire un tempio dove si incontravano i fiumi Kalmati e Bagmati. "Chiunque visiti il tempio vivrà a lungo, questo è tutto ciò che posso fare", si dice che il Dio abbia detto al re, che non avrebbe avuto altra scelta che liberare Yamaraj.

Disse anche al re di organizzare un ratha yatra ogni anno per tre giorni a partire da Chaitra Sukla Ashtami (mercoledì scorso) in modo che potesse andare a casa di coloro che non avrebbero potuto muoversi, a causa della disabilità o rimanere più a lungo nelle loro case e per che fossero benedetti. Da allora, la processione si svolge ogni anno dallo stesso luogo in cui il Dio si è mostrato al re Yaksha Malla.

Durante la festa, l'idolo di Seto Machhindranath viene rimosso dal suo tempio a Jana Bahal che si trova a Kel tole tra Ason e Indra Chowk nel centro di Kathmandu e portato su un palanchino a Durbar Marg da dove inizia la vera e propria processione. Lì viene messo sul carro costruito dai guthi a forma di torre su quattro ruote.

Le quattro enormi ruote del carro, ciascuna rappresenta avatar separati di Bhairav. Il carro ha 10 piani, che si ritiene siano le case delle divinità Indra, Barun, Kuber, Agni, Nairithya, Bayubya, Bramha, Mahadev e Narayan.

L'idolo di Seto Machindranath è appollaiato sul primo piano del carro. La sezione, decorata con pietre preziose, dovrebbe essere custodita da altri due idoli, due avatar della dea Tara.

Quando l'immagine viene posizionata sul carro, i musicisti suonano le loro lunghe trombe per annunciare l'installazione. Una parata d'onore cerimoniale viene eseguita dai soldati vestiti con antiche divise.

La folla quindi tira il carro attraverso il centro di Kathmandu accompagnata da bande musicali.

- Il primo giorno, il carro viene trainato da Jamal, Durbar Marg attraverso Bhotahiti fino ad Asan, dove effettua una sosta notturna

- Il giorno successivo, il carro viene portato a Indra Chok e a Kathmandu Durbar Square, dove fa la sua seconda tappa.

- Il terzo giorno, viene trascinato attraverso Maru e Chikan Mugal fino a Lagan all'estremità meridionale della sezione storica di Kathmandu. Lì la processione termina dopo che il carro ha fatto tre giri del tempio che ospita la madre di Janabaha Dyo.

I fedeli portano offerte e accendono file di lampade fatte di burro per onorare la divinità ovunque il carro si fermi.

- Il quarto giorno, dopo una puja speciale, l'idolo viene riportato al tempio. Il carro viene smontato e le parti immagazzinate per il prossimo anno.

lunedì, marzo 20, 2023

il mal di montagna: se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide

ACCLIMATAMENTO E MAL DI MONTAGNA ACUTO
Mi pare interessante scrivere un articolo sull’Acclimatamento e il Mal di Montagna che può essere d’aiuto a chi vuol fare trekking sull’Himalaya.
Inoltre, molti viaggiatori sono preoccupati a proposito delle malattie e della salute quando vanno all'estero e chiedono consigli sulla prevenzione e sulle terapie. Premesso che questo è un sito di viaggio e che si deve consultare un medico, vi do dei link ufficiali da consultare su questi argomenti.
- il sito della principale Associazione di Soccorso Alpino in Nepal: http://www.himalayanrescue.org/
- Il link di un libro che potete leggere sulla sicurezza in Alta Quota: Salute in Alta Quota di Jean-Paul Richalet prodotto in collaborazione con la Associazione per la Ricerca sulla Fisiologia Ambientale http://www.alpinia.net/editoria/recensioni/rec_scheda.php?id=231
- E sulla salute il link della Civec Clinic di Kathmandu, che in generale da info sulla salute per i viaggiatori che vanno in Nepal http://ciwec-clinic.com/health-information/
Le notizie sotto riportate non sono farina del mio sacco, sono prese da un articolo di Thomas E. Dietz dell’International Society for Mountain Medicine e tradotte pari pari dal quello che era il sito dell'ISMM e che trovate ora nel sito dell'UIAA qui UIAA che è il sito dell'organo ufficiale mondiale che si occupa della Medicina di Montagna e del Mal di Montagna e che da lumi sulla sua sintomatologia, la prevenzione e la cura. In questa pagina trovate tutta la documentazione ufficiale sull'argomento da scaricare in più lingue e qui di seguito i due documenti che vi suggerisco di leggere:
1- Health Rules in Montagna
2- Prevenzione, Sintomatologia e Trattamento del Mal di Montagna Acuto (AMS), dell'Edema Polmonare Acuto (HAPE) e dell'Edema Cerebrale Acuto (HACE)

Acclimatamento:
L’acclimatamento è il processo con cui il corpo cerca di abituarsi alla graduale diminuzione di ossigeno in altitudine. E’ un processo lento che richiede da qualche giorno fina a alcune settimane.
Classificazione delle altitudini:
- Alta quota: 1500 - 3500 m
- Altissima quota: 3500 - 5500 m
- Altitudine estrema: oltre i 5500 m
In termini pratici generalmente non si prendono in considerazione altitudini inferiori ai 2500 m. Ma possiamo dire che la soglia significativa sia quella dei 3000/3500 m, quota alla quale la maggior parte degli escursionisti e alpinisti alpini sono abituati.
L’esposizione a quote superiori sulle Alpi si limita a tempi brevi, a volte solo di ore, e scendere a quote più basse nell’arco delle 24h è la norma. Questo fa si che il pericolo costituito dal mal di montagna sia molto limitato. Nelle spedizioni e nei grandi trekking himalayani o andini è diverso perché la permanenza a quote superiori ai 3500 m si protrae per giorni e a volte per settimane e quindi si può incappare nel mal di montagna.
Effetti dell’esposizione all’alta quota:
Alcuni normali e fisiologici cambiamenti avvengono in ogni persona che vada in quota:
- Iperventilazione (respiro più veloce, più profondo o entrambi)
- Respiro “corto” durante lo sforzo
- Cambiamenti nel ritmo respiratorio notturno
- Frequenti sveglie notturne
- Aumento del volume delle urine (si fa più pipì)
Salendo di quota attraverso l’atmosfera la pressione barometrica cala (l’aria però continua a contenere il 21% di ossigeno) con il risultato di rendere più povero di ossigeno ogni respiro. Per compensare si è costretti a respirare più velocemente e più profondamente e con lo sforzo questo si fa più evidente, per esempio camminando in salita. Restare senza fiato è normale fintanto che, con il riposo, si riprende una respirazione normale.
L’aumento della frequenza respiratoria è di fondamentale importanza e va assolutamente evitato qualunque fattore che lo deprima (alcol e certi farmaci tipo i sonniferi). Nonostante il corpo abbia questi meccanismi compensativi è comunque impossibile ripristinare i normali livelli di ossigeno nel sangue in alta quota.
La frequenza respiratoria accelerata e protratta nel tempo da una riduzione dell’anidride carbonica, il rifiuto metabolico della respirazione che viene espulso dai polmoni. La presenza oltre certi limiti dell’anidride carbonica nel sangue è il segnale al cervello che innesca l’atto respiratorio e se questa è bassa l’automatismo della respirazione non parte (la mancanza di ossigeno è un segnale molto più debole che agisce solo come valvola di sicurezza). Fintanto che si è svegli non è difficile avere una respirazione cosciente, ma di notte si instaura un anomalo ritmo respiratorio dovuto all’alternarsi di questi due segnali contrastanti.
La respirazione periodica consiste in cicli di respirazione normale che gradualmente rallenta fino ad una breve apnea che può durare 10-15 secondi. Può migliorare leggermente con l’acclimatazione ma non scomparirà fino alla discesa a quote “normali”. Questo non è mal di montagna. Il respiro periodico può comunque causare parecchia ansia:
- nella persona che si sveglia di notte nel momento di pausa respiratoria rendendosi conto che non sta respirando
- nella persona che si sveglia di notte della fase subito dopo lo stop in cui è andato in iperventilazione credendo di avere il respiro corto per edema polmonare
- nella persona che si sveglia di notte rendendosi conto che il suo vicino non sta respirando ;-)
Nei primi due casi basta aspettare qualche minuto e stare tranquilli fino a che si riprende il ritmo respiratorio, nel terzo caso poco dopo il vicino supererà lo stop e riprenderà il respiro periodico. L’acetazolamide (il noto Diamox), di cui vedremo più avanti l’azione, è di aiuto nel regolare questi meccanismi respiratori.
Forti sconvolgimenti avvengono nella chimica del corpo e nel bilancio dei fluidi durante l’acclimatamento. Il centro osmotico che rileva la “concentrazione” del sangue reimposta i suoi parametri con il risultato che il sangue si fa più denso. Da ciò deriva una diuresi da altitudine, con i reni che espellono una maggior quantità di liquidi. Le ragioni di ciò non sono state ancora pienamente comprese ma ne risulta un innalzamento dell’ematocrito (concentrazione dei globuli rossi) e forse una maggiore capacità di trasporto dell’ossigeno e un’opposizione alla tendenza alla formazione dell’edema.
E’ normale in quota urinare più del solito, se non è così vuol dire che vi state disidratando o che non vi state acclimatando a dovere.

Mal di Montagna Acuto (Acute Mountain Sickness - AMS)
Il Mal di Montagna Acuto è una costellazione di sintomi che vi segnalano che non siete acclimatati all’altitudine in cui vi trovate.
Salendo il vostro corpo si adatta al decrescere dell’ossigeno (ipossia) e c’è sempre un’altezza ideale in cui il vostro organismo è in equilibrio, con buona probabilità sarà la quota alla quale avete dormito l’ultima notte.
Oltre a questo punto c’è un’indefinita zona di tolleranza in cui il vostro organismo riesce a sopportare livelli di ossigeno più bassi, se ne raggiungete il limite superiore appaiono i sintomi di sofferenza da ipossia, e questo è mal di montagna.
Questa zona di tolleranza si muove con voi. Ogni giorno, mano a mano che salite, vi acclimatate ad un’altitudine superiore spostando così verso l’alto anche la vostra zona di tolleranza.
Andate oltre il limite per il quale siete “attrezzati” e vi ammalerete.
Il primo sintomo, quasi onnipresente, di mal di montagna è la cefalea e quando uno o più dei seguenti sintomi l’accompagna, a seguito di una salita a quote superiori ai 2500 m, va diagnosticato Mal di Montagna Acuto (AMS):
- perdita di appetito, nausea e/o vomito
- fatica e/o debolezza
- giramenti di testa e/o vertigini
- difficoltà nel sonno
Tutti questi sintomi sono stati catalogati secondo la scala Lake Luise e possono variare dal blando al grave Il mal di montagna acuto è stato paragonato ad un brutto post-sbronza e, a parte i criteri di valutazione da addetti ai lavori, ne approfittiamo per introdurre la:
REGOLA D’ORO N°1: Se non vi sentite bene in quota è mal di montagna!
a meno che non ci sia un’altra ovvia ed evidente spiegazione (come la diarrea)
Chiunque può cadere vittima del mal di montagna. Questo è fondamentalmente legato alla fisiologia individuale e al ritmo di salita. Età, sesso, allenamento o precedenti esperienze in quota non hanno effetti significativi, alcuni si acclimatano rapidamente e possono salire veloci ed altri non riescono a star bene nonostante una lenta ascensione. Sfortunatamente non c’è ancora la capacità di prevedere chi sia più soggetto al mal di montagna.

Edema cerebrale d’Alta Quota (High Altitude Cerebral Edema - HACE):
Il mal di montagna è un insieme di patologie, dalle forme più lievi a quelle che rappresentano una minaccia fatale.
All’estremo più pericoloso si trova l’Edema Cerebrale, in cui il cervello si gonfia e smette di funzionare a dovere.
L’HACE può svilupparsi molto rapidamente ed essere fatale in un arco di tempo che può andare dai due giorni alle poche ore.
Le persone in condizioni di edema cerebrale sono spesso confuse e possono non riconoscere il fatto di essere ammalati.
La caratteristica saliente dell’edema cerebrale HACE è il modificarsi della capacità di pensare. Può esserci confusione, cambi di comportamento o letargia, è presente anche una caratteristica perdita di coordinazione chiamata atassia. E’ uno stato molto simile a una fortissima sbronza.
Essendo la persona sospetta di HACE difficilmente in grado di percepire da solo il suo stato, è bene sottoporla a un facile test.
Tracciate al suolo una linea diritta e fate camminare la persona lungo di essa in maniera che ponga i piedi uno davanti all’altro sulla linea (come sul filo). Se fa fatica a mantenere la linea, cade o addirittura non sta in piedi senza aiuto si deve presumere sia affetto da Edema Cerebrale da Alta Quota.
E’ tempo di farlo scendere senza indugio.  A meno di avere con se una sacca iperbarica e/o un medico attrezzato la discesa dovrà avvenire immediatamente (anche di notte) senza aspettare il mattino successivo. Si dovrà scendere possibilmente fino al luogo dove ha dormito due giorni prima, nell’incertezza o nell’impossibilità almeno 500 metri di dislivello, 1000 sono meglio.
Le persone colpite da HACE normalmente sopravvivono e guariscono completamente se scendono molto e in fretta.
Ricordate che la maggior parte dei casi di edema cerebrale si riscontrano in persone che hanno continuato a salire con sintomi di AMS, da qui la:
REGOLA D’ORO N°2 Mai salire se si hanno sintomi di mal di montagna!

Edema Polmonare d’Alta Quota - (High Altitude Pulmonary Edema - HAPE):
Un’altra forma di grave patologia d’alta quota è l’Edema Polmonare, per capirci travaso di liquidi nei polmoni. Sebbene sia spesso associato al Mal di Montagna Acuto(AMS) non ne è strettamente correlato e i classici sintomi AMS possono essere assenti.
Segnali e sintomi dell’Edema Polmonare possono essere rappresentati da qualunque dei seguenti:
- estrema fatica
- difficoltà di respirazione a riposo
- respiro rapido e superficiale
- tosse, anche con secrezioni rosa o schiumose
- respiri gorgoglianti o rumorosi
- petto congestionato
- labbra o unghie blu o grigie
- sonnolenza
L’edema polmonare appare normalmente la seconda notte dopo una salita ed più frequente in persone giovani e allenate. In soldoni l’ipossia causa la costrizione dei vasi polmonari, questo fa sì che la pressione al loro interno si elevi drasticamente causando il travaso di liquidi dai vasi nei polmoni.
Una discesa immediata è la soluzione. A meno di avere con se una sacca iperbarica e/o un medico attrezzato la discesa dovrà avvenire immediatamente come per l’edema cerebrale, non aspettate il mattino dopo.
REGOLA D’ORO N°3 Se i sintomi peggiorano scendere immediatamente!
La persona ammalata deve essere trasportata perché lo sforzo di camminare peggiora la situazione e spesso un edema polmonare grave sviluppa anche un edema cerebrale.
Una volta scesi a una quota sicura, un paio di giorni di riposo dovrebbero essere sufficienti per la ripresa. Se tutti i sintomi sono completamente scomparsi una cauta risalita è accettabile.
L’edema polmonare può esser confuso con altri problemi respiratori:
- Tosse da alta quota e bronchite sono entrambe caratterizzate da tosse persistente con o senza presenza di catarro. In stato di riposo il respiro non è difficoltoso né si manifestano segni di spossatezza, se disponibile un saturimetro si vedrà che la saturazione dell’ossigeno sarà normale per quella quota.
- Polmonite, può essere difficile distinguerla dall’edema in base alla sintomatologia ma una volta scesi l’edema guarisce e la polmonite no. In ogni modo l’edema in quota è molto più comune della polmonite.
- Asma, può anch’essa essere confusa ma fortunatamente gli asmatici sembrano avere una condizione migliore in quota piuttosto che al livello del mare

Prevenire e trattare il Mal di Montagna Acuto
Non sarà mai enfatizzato abbastanza. Se avete sintomi di Mal di Montagna, NON SALITE ULTERIORMENTE. Salire con i sintomi di AMS significa peggiorare e mettere a repentaglio la propria incolumità. La maggior parte dei casi di edema cerebrale sono conseguenza dell’aver violato questa regola. Restate in quota o scendete finché i sintomi non sono completamente scomparsi. Solo allora sarete acclimatati e potrete riprendere la salita.
La chiave per evitare il mal di Montagna Acuto è una salita graduale che dia all’organismo il tempo di adattarsi.
I tempi di acclimatazione variano da persona a persona e non è possibile dare regole assolute ma in generale seguire le seguenti raccomandazioni è la maniera migliore di evitare l’insorgere di seri problemi:
- passare una notte almeno sotto i 3000 m
- evitare assolutamente sforzi e affaticamenti nella fase di acclimatazione, anche se vi sentite in forma procedete al 50% delle energie disponibili
- oltre i 3000 metri non si dovrebbe salire di più di 500 m di dislivello al giorno
- ogni 1000 m passare due notti alla stessa quota
- l’ideale è dormire più in basso del punto massimo raggiunto durante il giorno. Ciò non è sempre possibile, soprattutto nelle valli himalayane, il giorno di sosta diventa così di fondamentale importanza.
Un’eventuale escursione leggera a quote superiori con rientro al punto di partenza nella giornata di “riposo” è una buona tattica per prevenire problemi e abituarsi all’altezza.
Cose da evitare
Qualunque cosa rallenti la respirazione, vari medicinali possono indurre quest’effetto creando problemi. Chi ha sintomi di mal di montagna, ma a nostro avviso anche chi sta bene, deve evitare assolutamente:
- alcool
- sonniferi
- antidolorifici se non in dosi minime

Trattamenti
La base del trattamento del Mal di Montagna Acuto è rappresentato da: riposo, liquidi e blandi analgesici (aspirina, ibuprofene, paracetamolo), farmaci che non nascondono un eventuale peggiorare dei sintomi.
Normalmente è sufficiente fermarsi alla quota in cui i sintomi sono comparsi e riposare, nella maggior parte dei casi uno o due giorni sono sufficienti a riprendersi, a volte ce ne vogliono anche tre o quattro. Altrimenti la discesa è sempre la soluzione più rapida ed efficace.
Un dilemma comune è quello posto dalla domanda se il mal di testa dipende dalla quota o da altro. A parte il fatto che sovente nel mal di montagna la cefalea è associata ad altri sintomi è facile verificarlo. Se assumendo uno dei farmaci prima citati e bevendo un buon litro d’acqua la cefalea scompare velocemente e completamente è molto difficile che il mal di testa sia dovuto alla quota.
Profilassi
La profliassi è raccomandata esclusivamente in caso di:
- rapide e forzate ascensioni in quota, ad esempio voli su Lhasa o La Paz o Leh o Srinagar
- trekking a tappe rapide e forzate in quota
- a persone che sanno di soffrire di AMS
Altrimenti è decisamente consigliato acclimatarsi alla quota con liquidi, riposo e salita lenta e graduale.
L’acetazolamide (Diamox) è un farmaco che forza i reni a secernere bicarbonato riacidificando il sangue.
Vengono così bilanciati gli effetti dell’iperventilazione che si innesca in alta quota nel tentativo di catturare più ossigeno. Questa riacidificazione agisce da stimolante respiratorio, specialmente di notte, riducendo o eliminando quella particolare respirazione periodica di cui abbiamo parlato prima.
Pur essendo un valido supporto nella cura del Mal di Montagna Acuto il suo uso di elezione è preventivo in quanto il suo effetto principale è quello di accelerare l’acclimatazione in un tempo di 12-24 ore cosa che invece normalmente avverrebbe in 24 – 48 ore.
Le persone allergiche ai sulfamidici dovrebbero astenersi dall’assumere l’acetazolamide.
Il più comune degli effetti collaterali è una sensazione di formicolio o di vibrazione in mani, piedi e labbra, talvolta variazioni nel senso del gusto. Ovviamente lavorando per l’espulsione dei bicarbonati con l’urina questo farmaco ha effetto diuretico e farete molta pipì. Tutti questi effetti scompaiono con la sospensione della terapia.
La dose di acetazolamide per la profilassi preventiva è 125-250 mg (a seconda del peso corporeo) ogni 12 ore iniziando 24 ore prima della salita e finendo due o tre notti dopo il raggiungimento della massima altezza o con la discesa se questa avviene prima. Per l’apnea 125mg prima di coricarsi, fino alla discesa.
Miti da sfatare:
- l’acetazolamide nasconde i sintomi.
Non è vero, accelera l’acclimatazione e, se questa si instaura, i sintomi scompaiono perché non hanno più motivo di esserci. Se avete ancora difficoltà di acclimatazione avrete ancora i sintomi del mal di montagna.
- l’acetazolamide protegge dal peggiorare dei sintomi durante la salita.
Ma non annulla il valore della regola d’oro n°2 e non offre protezione contro il peggiorare del mal di montagna già in atto.
- l’acetazolamide previene il mal di montagna durante una salita rapida.
Pur essendo consigliabile il suo uso preventivo in caso di una forzata esposizione rapida all’alta quota (per esempio volare su La Paz o Lhasa) non si deve averne cieca fiducia, l’acetazolamide abbassa il rischio, non lo annulla.
- Se si interrompe l’uso dell’acetazolamide i sintomi peggiorano.
Non c’è effetto “rebound”. Interrompendone l’uso l’acclimatazione rallenta al suo ritmo naturale. Se il mal di montagna è presente i sintomi ci metteranno più tempo a risolversi, se non lo è vuol dire che siete acclimatati, almeno per quella quota.
Estratto di Gingko Biloba. Recentemente alcune ricerche su quest’estratto, pur non avendo ancora chiarito i meccanismi di azione, hanno evidenziato la sua capacità di prevenire o ridurre i sintomi del mal di montagna acuto.
Questi studi hanno utilizzato un estratto standard commerciale in dosi di 80-120 mg due volte al giorno a partire da 5 giorni prima di una rapida salita in quota o all’inizio di una salita graduale.
Qualora insorgessero problemi più gravi, oltre alla discesa che resta comunque la soluzione ideale, si possono adottare diversi trattamenti, almeno per guadagnare tempo là dove una rapida discesa non sia possibile.
Il Desametasone è un potente corticosteroide usato per trattare l’edema cerebrale. Questo farmaco cura i sintomi dell’ipossia e può risolvere i sintomi di mal di montagna acuto in poche ore, ma non aiuta ad acclimatarsi. Se si usa questo farmaco è severamente sconsigliato salire di quota prima di essere certi di essersi acclimatati sul serio.
Lasciamo le scelte farmacologiche ai medici e ci soffermiamo su due strumenti di grande validità: l’ossigeno e la sacca iperbarica.
L’ossigeno fa scomparire rapidamente i sintomi del mal di montagna con un flusso moderato (2-4 litri/minuto via cannula nasale). Possono essere necessarie varie ore di trattamento, una durata insufficiente può causare un ritorno aggravato dei sintomi. Il suo costo e la necessità di un minimo di addestramento lo rendono poco pratico e, là dove disponibile, riservato ai casi più gravi di edema.
La sacca iperbarica portatile è una sacca stagna in grado di contenere una persona che viene portata in pressione attraverso un pompa manuale. La persona al suo interno si trova a respirare in un’atmosfera pari a quella che troverebbe circa 1500/2000 metri più in basso. Due ore di trattamento sono il minimo per ottenere degli effetti ma a volte possono essere richieste molte ore (di faticoso pompaggio) per portare la persona fuori pericolo. E’ comunque indispensabile scendere appena possibile.
Riassumendo le cose basilari:
Regola d’oro numero 1 Se non vi sentite bene in quota, è mal di montagna
Regola d’oro numero 2 Mai salire se si hanno sintomi di mal di montagna
Regola d’oro numero 3 Se i sintomi peggiorano scendere immediatamente
Quindi i trattamenti:
- rapida discesa. Porta a remissione dei sintomi.
- permanere alla stessa altitudine. In 24-48 ore si dovrebbe avere remissione dei sintomi.
- permanere in altitudine assumendo acetazolamde. In 12- 24 ore si dovrebbe avere la remissione dei sintomi
Buona salita a tutti!

lunedì, marzo 06, 2023

il festival di Holi

Oggi vi racconto qualcosa del Festival di Holi che nel 2023 nella Valle di Kathmandu avrà il suo culmine domani. 
In questa occasione a Kathmandu, Patan e Bhaktapur la settimana prima, si farà il rituale di “Chir Uthaune”. Chir vuol dire "vestito" in Sanscrito e il rituale consiste nell’erigere un palo di bamboo decorato con pezzi di vestiti colorati con un ramo di simal messo in cima.
“Chir Uthaune” viene fatto tutti gli anni nel giorno di Falgun Shukla Asthami. Viene celebrato in Hanumandhoka in Durbar Square, Basantapur e Sundari Chowk a Kathmandu, in Durbar Square a Patan e in Durbar Square a Bhaktapur simultaneamente.
Dopo che il palo è stato eretto la gente ha gettato polvere rossa al cielo e così ha dato inizio alla settimana di Holi. Fino a qualche anno fa, quando c’era ancora la monarchia, il palo veniva eretto anche al palazzo reale Narayanhity e il Re stesso lanciava in aria la polvere rossa che dava inizio a Holi.
Il ramo di Simal in cima al palo di bamboo sta a simboleggiare il Dio Krishna mentre si arrampicava sull’albero di Simal vicino al fiume dove suonava il suo flauto mentre i vestiti ricordano quelli da lui rubati alla Gopini mentre faceva il bagno.
Il rituale si conclude con il Fagu Purnima (il giorno di luna piena del mese di Marzo) al centro di Tundikhel dove viene bruciato il palo. Anche qui viene ripresa l’antica mitologia Hindù con un'altra storia che racconta di Prahlad. Secondo la leggenda Prahlad devoto di Vishnu, figlio del Re demone Hiranyakashyap, stava per essere bruciato dalla zia paterna Holika in accordo col padre.
Il Dio Bramha le aveva dato una benedizione rendendola immune al fuoco, e lei prendendo con se Prahlad si gettò tra le fiamme con lui per ucciderlo. Per intercessione di Vishnu e dato che l’immunità datale da Bramha valeva solo per le buone azioni, Holika perse il suo potere e bruciò al posto di Prahlad. Fu così che Holi venne anche celebrato per festeggiare la vittoria del bene sul male e la morte di questa divinità malvagia viene ricordata con il palo bruciato.
In questo giorno le persone scorrazzano per le strade e in allegria gettandosi addosso acqua e polvere colorata, soprattutto i ragazzini hanno grandi scorte di gavettoni e sono soliti prendere di mira chiunque passi...Ai nostri occhi occidentali può sembrare una sorta di carnevale induista.
In questa settimana si usano celebrare anche molti matrimoni in quanto è considerata molto propizia.
Nella regione del Terai, a sud al confine con l’India questo festival si celebra in pompa magna ma in ritardo circa un giorno.
Qui uno short video grazie ai ragazzi di travel4ever 

giovedì, febbraio 16, 2023

Festival di Maha Shivahratri

In questi giorni migliaia di pellegrini arriveranno da tutto il Nepal al tempio di Pashupatinath per rendere omaggio a Shiva durante la sua festa più importante: Maha Shivaratri che quest'anno si tiene il 18 febbraio. Il tempio già dalle 3.00 del mattino accoglie i devoti. Quest'anno, la ricorrenza è di sabato, ricordiamo però che il giorno notoriamente dedicato alle Puje per il Dio Shiva è il lunedì, ma si suppone che arriveranno migliaia di persone per la festa.
I devoti offrono foglie di Bael a Shiva e solitamente in questo giorno mangiano leggeri con frutta e verdura e omaggiano anche i numerosi Sadhu che solitamente popolano questo luogo sacro.
I fedeli canteranno inni e lodi a Shiva fino a notte fonda. Si dice che chi pronuncerà il nome di Shiva con maggior devozione durante questo festival verrà liberato da ogni peccato. Ovviamente per entrare nel tempio c’è una fila chilometrica e all’interno sono ammessi solo i fedeli hindu.
Maha Shivaratri simboleggia il matrimonio tra Shiva e Parvati e inoltre si crede che questa sia la notte in cui Shiva danzò il suo Tandava Nritya che fu fonte di creazione e assieme distruzione dell’universo.
Il testo sacro del Puran dice che se i fedeli pregheranno Shiva in questo giorno, verranno assolti da tutti i loro peccati.
Se siete in Nepal non mancate di visitare i luoghi sacri a Shiva perché saranno densi di colori e folklore.
Per info sulla festa nel mondo induista vedete questo sito indiano
http://www.mahashivratri.org/

domenica, febbraio 05, 2023

Swasthani Brata festival

Swasthani Brata si protrae per un mese tra i mesi di Gennaio e Febbraio, scandendo giornate molto importanti per tutto il mondo Hindu in Nepal.
Questo festival inizia la notte di luna piena tra il mese di Poush o Magh, il nono mese del calendario Nepalese e la celebrazione durerà fino alla prossima notte di luna piena detta Magh Shukla Purnima.
Durante questa ricorrenza, ogni sera in casa, viene recitato il Swasthani Brata Katha. Questo testo religioso Hindu, che include varie leggende legate a Swasthani e Shiva, narra anche la storia della creazione del Nuovo Mondo, delle divinità e dei demoni.
Alcuni fedeli molto osservanti, durante questo mese, fanno soltanto un pasto al giorno, ma la maggior parte pratica questo “digiuno” solo il primo e l’ultimo giorno di questo mese, ma ogni sera tutti comunque fanno la Puja e le donne sposate pregheranno per il bene dei loro mariti vestendosi di rosso, colore che per loro è sempre di buon auspicio.
Ovviamente come per ogni festa vi sono molte leggende. 
La leggenda più diffusa racconta che la Dea Parvati era stata osservante durante Swasthani e il suo desiderio di avere il Dio Shiva come marito, era stato quindi esaudito. Da qui infatti molte donne celebrano Swasthani per chiedere di avere un buon marito.
Un’altra leggenda narra di Goma, che all’età di 7 anni era stata data in moglie a un settantenne, e che oltre a questa, ebbe svariate sventure, tra cui la fuga del suo primo figlio. Dopo che ebbe osservato digiuno e pregato Swasthani, le sue sventure finirono, suo figlio tornò, diventò poi un Re’ e lei ebbe finalmente una bella vita.
Al contrario sua nipote Chandrawati, che disonorò la divinità, si ammalò di lebbra sulle rive del Sali Nadi, a Sankhu, un villaggio dietro al colle di Changu Narayan. E solo dopo che lei pregò e fece digiuno, riuscì a guarire e a tornare a una vita normale.
Credendo a questa leggenda migliaia di devoti, tutti i giorni durante Swasthani, rendono omaggio alle divinità sulle rive del Sali Nadi a Sankhu, per avere esauditi i loro desideri.
I fedeli visitano inoltre i templi delle divinità citate del testo sacro durante tutto il mese per fare offerte e pregare, e ovviamente praticano le abluzioni nelle acque sacre, purificandosi e lavando via il male da se stessi.

foto @Reuters