venerdì, maggio 30, 2014

Dar Cho. Le Bandiere di Preghiera, ovvero strumenti che aiutano a dare felicità

Spesso in Tibet, in Himalaya e in ambienti di fede Buddhista troviamo queste bandierine che non sono semplici pezzi di stoffa ma hanno un significato e una simbologia molto particolare.
Le bandiere tibetane di preghiera (Dar Cho, ovvero strumenti che aiutano a dare felicità agli esseri senzienti) sventolando creano un’atmosfera di pace, serenità e speranza e le forti correnti d’aria Himalayane guidano le preghiere, trasportate dal “Cavallo del Vento” (Lung Ta), verso il cielo.
Tradizionalmente le bandiere vengono esposte davanti ai templi, nei luoghi sacri, agli incroci, sui ponti, sui tetti, sulle sommità delle montagne, meglio sui passi montani e in qualsiasi luogo all’aria aperta, dove possano incontrarsi col vento e sventolare il più possibile, sono da sempre adoperate in occasione dei matrimoni, dei compleanni, delle cerimonie.
Si dice che le bandiere di preghiera invochino la compassione, l'armonia, la pace, la saggezza, forza e protezione contro i pericoli e il male. Inoltre si ritiene che quando il vento soffia sulle bandiere, l’aria intorno diventa santificata e purificata. Su di essere sono riportati testi e simboli sacri e devono essere trattate con rispetto.
Il vento, si ritiene, abbia il compito di trasportare nell’aria, attraversando luoghi vicini e lontani, le benefiche vibrazioni prodotte dalle preghiere contenute al loro interno. Non possono essere appoggiate per terra o gettate nei rifiuti. Quando il bordo delle bandiere in cotone comincia a sgretolarsi a causa dell’azione del vento, tutte le preghiere riportate sulle bandiere cominciano a realizzarsi. Le bandiere sono fabbricate in modo che si consumino e si distruggano naturalmente, proprio perché esse simboleggiano il decadimento della vita stessa, che si chiude e si riapre in un ciclo continuo. Vedendo consumarsi le bandiere, infatti, ci accorgiamo che la vita non è eterna, non è stabile e che tutto è in continuo mutamento. I colori ci riportano alle verità fondamentali della vita terrena, che assume il valore di un dono che ci appartiene solo per un breve viaggio. Le vecchie bandiere che sono ormai consumate se si vogliono cambiare non possono essere buttate vie ma vengono tradizionalmente bruciate, affinché il fumo possa trasportare la loro benedizione in cielo.
Le bandiere di preghiera hanno origine Bon, sono quindi prebuddhiste e venivano utilizzate dagli sciamani BonPo durante le loro cerimonie per placare gli spiriti della montagna o della terra in caso di disastri naturali con i loro potenti mantra, e andavano a bilanciare le forze avverse pacificando l’ambiente circostante. Se ne faceva anche un utilizzo nella medicina tradizionale, in modo che dessero armonia agli elementi nel corpo della persona malata, ristabilendo un equilibrio tra di essi.
Nonostante BonPo significhi “coloro che recitano formule magiche”, il che fa trasparire che non dovrebbero esserci grandi testimonianze scritte di questa cultura, e nonostante non si abbia la certezza che le bandiere di preghiera Bon fossero scritte, sta di fatto che i simboli che si trovano sulle bandiere di preghiera Buddhiste siano di indubbia derivazione Bon. La religione Bon come nel Buddismo Vajrayana suddivideva il mondo fenomenico e psico-cosmico in cinque energie essenziali o cinque elementi fondamentali che sono anche le dimensioni del Buddha e che si manifestano come terra, acqua, fuoco, spazio e aria. Questi cinque elementi corrispondono ai cinque colori con cui sono stampate le bandiere: giallo-terra, verde-acqua, rosso-fuoco, bianco-aria (vento e nuvole), blu-spazio. E per questa ragione le bandiere di preghiera sono sempre raggruppate in multipli di cinque e l'ordine dei colori è sempre giallo, verde, rosso, bianco e blu; in senso verticale il giallo si trova in basso perché rappresenta la terra e il blu in alto perché rappresenta lo spazio. In senso orizzontale l'ordine può andare da destra a sinistra o viceversa. Le aste possono essere di un unico colore o contenere tutti e cinque i colori della bandiera.
Spesso al centro delle bandiere c’è il Cavallo del Vento, in tibetano Lung-Ta, che esaudisce i desideri ed è disegnato al centro delle bandierine di preghiera mentre trasporta tre gioielli luccicanti sul suo dorso che rappresentano il Buddha, il Dharma (l’insegnamento Buddhista), e il Sanga (la grande comunità Buddhista). Tutti insieme formano la trinità Buddhista.
Ai quattro angoli di queste bandiere, vi sono le immagini di Garuda, del Drago, della Tigre e del Leopardo delle Nevi, quattro animali sacri che simboleggiano le quattro dignità: saggezza, forza, intelligenza e coraggio. Attorno al cavallo sono scritti potenti Mantra, Sutra e Preghiere rituali dedicati alle diverse divinità. In essi si evocano ancora  la saggezza, l’amore, la compassione e la forza e hanno il compito di proteggere dalle energie negative e dai pericoli. Aiutano a superare gli ostacoli, aumentare la prosperità, allungare la vita, promuovere la pace e l’armonia tra tutti gli esseri viventi. La tradizione vuole che molti di questi mantra siano stati scritti da Padmasambava, il Guru Rimpoche, che chiamato dal Re Trisong Deutseng, con le sue magie e la sua forza, riuscì a sottomettere gli spiriti tibetani e a far consolidare il Buddhismo come religione e filosofia di vita in Himalaya.
Sulle bandiere a volte sono riportati gli 8 simboli di buon auspicio. Il Parasole che protegge dai demoni, il Pesce Dorato che rappresenta la felicità e la salvezza dal mare della sofferenza, il Vaso del Tesoro che è segno di pienezza spirituale e materiale, il Fior di Loto che è simbolo di purezza, la Conchiglia a spirale che annuncia gli insegnamenti dell’illuminato, il Nodo Infinito che simboleggia la mente meditativa e l’infinita conoscenza del Buddha, il Vessillo della Vittoria che simboleggia appunto la vittoria del Dharma sull’ignoranza e sugli ostacoli della vita e la Ruota del Dharma che è simbolo della legge universale e spirituale.
A volte sulle bandiere vi è disegnato anche il Dorje (Vaijra) simbolo dell’indistruttibilità, della verità, dell’essenza delle cose e degli esseri senzienti e del potere religioso.
Le figure con sembianze umane che possiamo trovare sulle bandiere di preghiera sono fondamentalmente di due tipi: divinità e esseri illuminati. Le prime rappresentano i principali aspetti dell’illuminazione, quindi la compassione, la saggezza e la forza, nelle figure rispettivamente di Avalokiteswara, Manjushri e Vajrapani. Gli esseri illuminati, che sono disegnati con l’aspetto di divinità trascendentali, sono invece il Buddha Shakyamuni, Padmasambhava (il Guru Rimpoche) e Milarepa.
Altre volte vi sono rappresentate le unioni degli opposti per simboleggiare l’armonia e la pace della via del Dharma.
Ci sono circa due dozzine di tipi di bandiere di preghiera, ma le tipologie più comuni sono quelle descritte qui sotto che poi sono quelle che di solito vediamo in Himalaya.
Le più usate sono quelle col Cavallo del Vento, tanto che molti chiamano le bandiere di preghiera proprio Lung-Ta invece di Dar Cho. Queste sono di buon auspicio e portano energia.
Quelle col Vessillo della Vittoria vengono utilizzate per superare gli ostacoli e i problemi e riportano i Sutra dati da Sakyamuni a Indra che proteggono e assicurano vittoria sul male. A volte vi sono aggiunti dei mantra per accrescere l’armonia, dar buona salute e benessere.
Le bandiere per la Salute e la Longevità riportano parte del Sutra della Lunga Vita del Buddha attorno alla figura di Amitaba, che è il Buddha della longevità che a volte è accompagnato dalla Tara Bianca che da pace e buona salute e da Vijaya che protegge.
Le Sampa Lhundrup, riportano la potente preghiera di protezione scritta dal Guru Rimpoche. Dicono che queste bandiere sono particolarmente adatte alla nostra "era moderna" e proteggano da disastri naturali, guerre e aiutino a superare gli ostacoli. Hanno disegnato al centro il Guru Rimpoche (Padmasambhava) e il suo potente Mantra Om Ah Hung Vajra Guru Padma Siddhi Hung.
Le bandiere con le Lodi alle 21 Tara sono state composte dal Buddha primordiale Akshobhya, trascritte in sanscrito da Vajrabushan Archarya e tradotte da Atisha nel XI secolo. Riportano la Tara Verde al centro e il suo Mantra Om Tare Tutare Ture Soha. Piccola parentesi su Tara. La Tara Verde nacque da una lacrima dal lago di lacrime compassionevoli di Avalokiteswara (il Bodhisattva della compassione) versate da lui per le creature sofferenti. La Tara Verde poi si manifestò nelle altre sue 20 forme. Le Lodi a Tara pregano tutte le 21 forme di questa divinità. E le bandiere diffondono le loro benedizioni compassionevoli.
Inizialmente le bandiere di preghiera erano scritte a mano, poi successivamente, intorno al XIV secolo vennero usate delle matrici di legno per stamparle.
Ora si trovano stampate in poliestere o in cotone.