giovedì, aprile 06, 2006

tibet, il paradiso sul tetto del mondo


...sono molto scossa….per molti motivi… ho il Tibet nel cuore, con il suo dolore, la sua bellezza, l’orrore del regime cinese, la negazione dei diritti, della libertà anche solo di poter dire sono in TIBET e non sono in Cina. Lo sguardo sorridente dei tibetani, la compassione dei monaci, il rispetto profondo di tutto ciò che ha vita e che potrebbe per questo in passato essere stato un nostro caro estinto. L’estrema sporcizia imperante ovunque, i topi, l’odore acre del burro di yak che calpesti ovunque e che tutti hanno addosso e che ti senti addosso. Il tea al gelsomino, fresco, profumato, caldo, ristoratore, le bistecche di yak cotte sulla piastra a fuoco con l’immancabile plain rice che non sa di niente…di riso….i biscottini al burro del supermercato di Lhasa serviti con il più bel sorriso che vorresti ricevere al mattino. Il sole sul Potala, grande, immenso, simbolo di un potere ormai perduto, simbolo del giogo del regime, le sale del Dalai Lama, spoglie ma ancora dense di phatos e di grandezza, le foto del Panchen Lama e i ritratti divelti del Dalai Lama, il suo nome che non può essere pronunciato, il suo volto che non può essere visto, le sue parole che non possono essere sentite. Che estrema sofferenza. La povertà, i cinesi ben vestiti, i tibetani con le croste, i bambini che chiedono soldi e pregano in ginocchio il Buddha, come se fosse un gioco, ma credendoci sul serio, le madri con i capelli lunghi, neri, lucidi, intrecciati con coralli, turchesi e fili di seta rossi. La valle di Tingri a 4500metri con la catena dell’himalaya che la circonda come una corona sul capo di un re….l’Everest, che quando l’ho visto spuntare tra le nubi con la sua vetta arancio dal tramonto al campo base, ho pianto, come una bambina, l’ho rincorso, sulla cima del monastero di Rongpuk, l’ho accarezzato con lo sguardo, l’ho visto diventare rosso, rosa, viola, i suoi ghiacci ardere al sole, il freddo, il gelido vento a 5000 metri che ti taglia le guance, ti gela le dita delle mani, il mio fiato tremendamente corto, l’oppressione al cuore…l’emozione…..niente ho mai visto di più grande, unico, meraviglioso….mi sono persa per 2 ore ad osservarlo immergersi nella notte….poi la stellata al campo base, fare la pipì all’aperto davanti al ghiacciaio…..freddo…freddo. La mattina la vetta libera dalle nubi, il cielo terso, il suo meraviglioso BIANCO…non ci sono strade, non c’è anima viva nel raggio di centinaia e centinaia di chilometri…incontri qualcuno ai passi in quota, a 5200 o a 5400, i pastori con le capre e gli yak nelle loro misere tendine…..le valli sono fiumi impetuosi, fango e coltivazioni d’orzo che si perdono a vista d’occhio…c’è un odore di erba fresca….poi il deserto a 4000, il nulla più totale…le puje dei monaci che salmodiano mantra in continuazione…om mani padme um, lode a te gioiello del fiore di loto…Un misticismo per noi ormai impensabile. Ma molti di loro non sono veri, ti chiedono molte cose, sono cinesi…quelli veri sono oppressi, non parlano inglese, non ti possono parlare liberamente…ti sorridono…nella piazza del Potala ci sono telecamere ovunque, c’è sempre qualcuno che ti osserva...i megafoni che trasmettono marcette cinesi…i camioncini militari…i militari…

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